Introduzione La Parmalat è stata fondata nel 1961 da Calisto Tanzi, specializzata nella produzione di latticini e attiva nel settore alimentare. Prima di dichiarare bancarotta nel 2003, la Parmalat era una delle più grandi aziende italiane, contava circa 36.000 dipendenti e 139 stabilimenti nel mondo.Operava in 4 continenti, il suo prodotto di punta era il latte a lunga conservazione , ma negli anni si era avvicinata anche ad altri business come:
Calcio
Agenzia di viaggi
Succhi di frutta
Yogurt
Quello su cui però mi sono voluto soffermare, sono i giorni in cui il buco finanziario venne allo scoperto e gli artefici volti a manipolare i bilanci. Riavvolgendo la storia della Parmalat, le irregolarità, i momenti difficili e la poca trasparenza sui mercati erano presenti già negli anni precedenti alla quotazione in borsa nel 1990.
Lo schema societario era fondato su una fitta trama di società false e di contratti fasulli (come la vendita di latte in polvere a Cuba) e come dimostrato dal processo di primo grado, le stesse banche che prestavano denaro alla Parmalat, dettavano le condizioni, si contraevano debiti per pagare altri debiti, in quel modo l’azienda si era propagata nei 5 continenti, passando dalla quotazione in borsa fino all’acquisto del Parma calcio.
In questo modo la società sembrava molto solida perché incassava a bilancio soldi inesistenti, ma i sospetti sulle irregolarità erano noti in alcuni ambienti e soprattutto il livello d’indebitamento avrebbe dovuto destare più di un sospetto.
La crono-storia del Crack Nel bilancio del 2002, Parmalat figurava una liquidità di cassa ( conto corrente) di circa 3,9 miliardi di euro, depositata presso un conto della Bank of America. Nel 2003 la Parmalat nonostante avesse liquidi 3,9 miliardi continuava a chiedere prestiti e a emettere obbligazioni. Alle domande (molto poche da parte delle autorità di vigilanza) sul perché non veniva usata questa liquidità invece di ricorrere al debito, la società rispondeva semplicemente che la liquidità serviva per cogliere velocemente le occasioni che il mercato offriva, ovviamente una balla colossale.
Il castello di carta venne giù quando Parmalat non riusci a rimborsare un prestito obbligazionario che tra le altre cose aveva rating tripla A.s
10 dicembre 2003 La prima pagina della Repubblica, con tono spregiudicato, sentenziava: “Il tramonto del re del latte diviso tra borsa e politica“
11 dicembre 2003 Il titolo torna ad essere scambiato in borsa e perde il 50%
22 dicembre 2003 Tanzi indagato a Milano il titolo crolla
La consob verifica se effettivamente presso Bank of America ci sono questi 3,9 miliardi liquidi.
Le risposte che trovano sono ovviamente negative: la Parmalat tramite le sue controllate generava falsi ricavi e crediti provenienti da quest’ultime, che di solito erano in paradisi fiscali, fattura il tutto e collocava questa “liquidità” presso un conto finto in Bank of America, così facendo riusciva a farsi prestare soldi e a emettere obbligazioni.
Il titolo della Parmalat crolla di oltre il 60%, ormai è quotato a pochi centesimi.
E’ una dei più grandi disastri azionari della storia italiana.
Il vantaggio competitivo nasce fondamentalmente dal valore che una azienda è in grado di creare per i suoi acquirenti, che fornisca risultati superiori alla spesa sostenuta dall’impresa per crearlo.
Il valore è quello che i clienti sono disposti a pagare: un valore superiore deriva dall’offrire a prezzi più bassi della concorrenza per vantaggi equivalenti o dal fornire vantaggi unici che controbilancino abbondantemente un prezzo più alto.
Il vantaggio competitivo (e la fatica per svilupparlo) da enormi vantaggi a chi lo possiede. Una azienda che ha costruito e sostiene nel tempo il proprio vantaggio competitivo:
consegue più profitti della concorrenza
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Kion Group, il secondo produttore mondiale di carrelli elevatori (e non solo) ha subito una forte variazione negativa di circa il 40% dopo il profit warning.
Se estendiamo il grafico del titolo invece possiamo constatare che la società ha perso circa l’80% del suo valore da inizio anno.
Andiamo però per gradi e cerchiamo di comprendere meglio la situazione.
Chi è Kion Group?
Il gruppo Kion nasce nel 2006 dalla scissione delle attività di produzione di carrelli elevatori e movimentazione di materiali dal gruppo Linde. La società è un fornitore di carrelli industriali, servizi correlati e soluzioni di supply chain (gestione della catena di distribuzione). La compagnia tedesca è attiva in oltre 100 paesi e le sue attività sono suddivise in tre segmenti diversi: camion e servizi industriali, soluzioni di supply chain e servizi aziendali.
L’offerta è molto ampia, comprendendo: carrelli elevatori, tecnologi di magazzino, carrelli controbilanciati, veicoli da rimorchio, camion automatici e camion autonomi.
La società opera attraverso 4 marchi principali: Linde, Still, Demetic e Baoli.
Kion è il secondo produttore al mondo per quanto riguarda i carrelli elevatori e il primo a livello europeo, dato da valutare con estrema attenzione data la tendenza delle quote di mercato (di questo settore) ad essere molto stabili nel tempo a causa del forte grado di personalizzazione del prodotto e per l’importanza dell’assistenza post vendita.
Primo semestre 2022
KION GROUP AG ha chiuso la prima metà dell’anno finanziario 2022 con una buona raccolta di ordini e ricavi.
Tuttavia, il risultato operativo del gruppo intralogistico è stato influenzato nei primi sei mesi di quest’anno dal forte aumento dei costi di materiali, energia e logistica e dalle continue interruzioni nelle catene di approvvigionamento.
Inoltre, ci sono stati più blocchi Covid, che hanno colpito in particolare la regione asiatica.
La guerra in Ucraina ha ulteriormente esacerbato la situazione nel secondo trimestre del 2022. Il gruppo KION ha già completamente interrotto tutte le consegne di prodotti in Russia e Bielorussia in entrambi i segmenti operativi nel primo trimestre, inclusa la fornitura di pezzi di ricambio e servizi correlati.
Nella prima metà del 2022, l’acquisizione di ordini del Gruppo KION è aumentata del 13,1% a 6,655 miliardi di euro (anno precedente: 5,882 miliardi di euro). Questo livello di slancio è continuato nel secondo trimestre, anche a causa del proseguimento di forti tendenze di crescita nel settore dell’intralogistica (commercio online, urbanizzazione, cambiamento demografico e aumento delle esigenze dei clienti in termini di velocità di consegna).
Gli effetti valutari hanno avuto un impatto positivo di € 179,2 milioni sul valore degli ordini ricevuti dal Gruppo KION.
Il portafoglio ordini è ulteriormente aumentato nel secondo trimestre e ammontava a 7,941 miliardi di euro a metà anno (fine 2021: 6,658 miliardi di euro). Oltre all’elevato volume di nuovi ordini, fattori cruciali in questo caso includevano i tempi di consegna significativamente più lunghi per i carrelli industriali nel segmento Industrial Trucks & Services.
Con 5,537 miliardi di euro, il fatturato del Gruppo è stato dell’11,4% in più rispetto a metà 2021 (4,968 miliardi di euro). Come nel trimestre precedente, l’aumento dei ricavi è ancora dovuto principalmente al portafoglio ordini dell’anno precedente e allo sviluppo positivo del business dei servizi. Complessivamente, rispetto all’anno precedente, la quota dei ricavi del Gruppo provenienti dai servizi è aumentata al 40,5 per cento (anno precedente: 40,0 per cento). I ricavi del Gruppo sono stati positivamente influenzati da effetti valutari per complessivi € 190,7 milioni.
Il crollo dei margini
L’utile netto del gruppo è crollato di quasi il 50% in questi primi 6 mesi dell’anno.
Analizzando nello specifico il bilancio ho notato come la crescita dei ricavi sia andata di pari passo con la crescita delle spese generali di amministrazione e di vendita.
Quello che ha influito in maniera negativa è ovviamente l’aumento del costo del venduto.
Il totale dei costi sostenuti è aumentato del 13,5%, derivante dal 16,7 % dal costo del venduto e da un +8,8% delle spese generali, amministrazione e di vendita.
Questa situazione potrebbe ovviamente perdurare nei prossimi mesi e “troncare” i nuovi ordini e quindi peggiorare la situazione margini (che è comunque sostenuta dai nuovi ricavi).
Aspetti positivi e possibili evoluzioni del business
KION è un’azienda molto matura con sinergie già sviluppate e capacità di soluzioni chiavi in mano, con 2.100 sedi di vendita e assistenza in un mercato di 100 paesi. I suoi ricavi sono molto incentrati sull’EMEA, con solo il 27% nelle Americhe e l’11% in APAC, lasciando ampio spazio all’espansione industriale.
L’azienda dispone di oltre 8.000 sistemi installati in esecuzione presso le sedi dei clienti e dispone attualmente di 1.600.000 camion in funzione sul campo.
Inoltre, ha una suddivisione delle vendite e dei servizi molto interessante, con il 41% delle entrate dell’azienda orientato ai servizi.
L’azienda ha applicato una strategia di crescita 2027E basata su una serie di leve, tra cui, a titolo esemplificativo:
Ampliare le capacità di produzione in Polonia e Cina
Ampliare la gamma di prodotti
Ampliamento delle capacità di vendita in NA/CH
Nuova generazione di camion, compresi i camion connessi
Ampliare le offerte di automazione mobile, con il software come fattore di differenziazione.
Ingenti impegni di ricerca e sviluppo nei settori dell’energia, del digitale e dell’automazione, con le tecnologie delle celle a combustibile e l’IA
Adattare i costi indiretti, aumentare la flessibilità e ottimizzare la capacità produttiva.
La situazione del business di KION è solida.
Essa beneficia delle tendenze strutturali e dei fattori trainanti della domanda come dati demografici e soluzioni sostenibili, è in una buona posizione per crescere a causa dell’aumento della domanda nella movimentazione dei materiali e degli investimenti in nuove tecnologie. È già nel campo dell’ESG sostenibile con i suoi contributi di servizi e soluzioni e spinge per l’efficienza energetica.
Nonostante ci sia una situazione pessima dal punto di vista macro e geopolitico, nel complesso, gli obiettivi di crescita e le aspettative del mercato a lungo termine sono sostanzialmente intatte.
Il 2Q22 lo ha confermato, nonostante sia stato fortemente influenzato dalla situazione macro.
L’EPS è sceso di quasi il 50% e la società ha chiarito che quest’anno verranno pubblicate nuove prospettive.
I problemi principali sono come ci si potrebbe aspettare: inflazione, approvvigionamento e input, nonché sfide della catena di approvvigionamento. L’azienda sta affrontando tutti questi problemi.
KION IR
Nonostante i problemi, la società ha registrato un aumento della quota di mercato all’inizio del 2022 e, nonostante il rallentamento dello slancio nel 2° trimestre 22, questo sviluppo complessivo non è ancora cambiato del tutto, con guadagni di quota di mercato quasi a due cifre nelle Americhe e una solida acquisizione di ordini almeno per le Americhe .
L’attuale portafoglio ordini della società garantisce più di un anno di nuovi ricavi commerciali e potrebbe essere di per sé sufficiente a garantire la società per il periodo 2023-2024E.
Inoltre, la pipeline per il segmento a più alto margine della società rimane molto interessante.
KION IR
Perché qualunque cosa faccia il mondo, questi sono servizi e “cose” di cui il mondo ha bisogno.
I driver strutturali della domanda per il segmento SCS sono completamente intatti e i margini EBIT non sono nemmeno scesi al di sotto del 7% per il 2Q22.
Le variazioni del margine YoY sono ancora enormi, ma questo si normalizzerà una volta che le catene di approvvigionamento si normalizzeranno a loro volta. Ovviamente riuscire a stabilire il lasso temporale nel quale questo possa avvenire è complesso: ci troviamo all’interno di una crisi economica di ampio spettro che ha colpito e colpisce tutt’ora svariati segmenti dell’economia.
Nel mio prossimo focus azioni (il mio piccolo servizio di analisi mensile) andrò a ricalcolare con precisione il valore intrinseco del titolo.
Ma dal mio punto di vista la valutazione attuale di 2,7 miliardi di euro sconta un perdurare della situazione ed è accentuata anche dal livello debitorio (non a livelli eccessivi).
Se la società reggerà la situazione e troverà delle modalità di taglio dei costi e di ottimizzazione del business il mercato potrebbe rivalutare il business e la società.
Ci tengo a precisare che questa non è una sollecitazione all’acquisto!
Una delle nazioni più in difficolta dal punto di vista energetico è sicuramente la Germania.
Tutte le dinamiche post covid-19 e la scoppio del conflitto Russia-Ucraina hanno impattato in modo molto negativo l’economia Tedesca, soprattutto nel segmento industriale.
Insieme al mio socio @arzilli_andrea abbiamo valutato e discusso di questo ETF:
iShares MDAX UCITS ETF
ISIN : DE0005933923
Il calo dell’ETF da inizio anno è di circa un – 32%.
L’ETF presenta una dimensione di 1.085 mln e un TER(indicatore sintetico di spesa) pari allo 0,51%.
La dimensione è più che accettabile, per quanto riguarda invece il TER dal mio punto di vista è un po’ altino ma in linea con un settoriale.
Le prime 10 aziende in portafoglio:
DELIVERY HERO AG ORD: è una multinazionale tedesca attiva nel settore alimentare, con sede a Berlino.
RHEINMETALL ORD: è una azienda tedesca produttrice di armi da fuoco. Ritenuta la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti.
SIEMENS ENERGY AG ORD: divisione energia di Siemens AG
COMMERZBANK AG: Commerzbank Aktiengesellschaft è la quarta più grande banca della Germania, con sede a Francoforte sul Meno, fondata nel 1870 ad Amburgo.
LEG IMMOBILIEN AGD: è una società immobiliare Tedesca .La società è stata fondata come fornitore di alloggi operante nel Land tedesco del Nordrhein-Westfalen
GEA GROUP ORD : è una società tedesca, attiva principalmente nel settore alimentare e delle bevande, con sede a Düsseldorf
LUFTHANSA ORD: è la principale compagnia aerea tedesca e terza compagnia aerea nel mondo.
CARL ZEISS MEDITEC ORD : La Carl Zeiss Meditec AG è una società tedesca che opera in ambito della tecnologia medica. Fa parte del gruppo madre Carl Zeiss AG di Jena
EVONIK INDUSTRIES : Evonik Industries è un gruppo industriale con sede a Essen, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania, ed è una delle principali società di prodotti chimici specializzati di tutto il mondo, di proprietà della RAG Stiftung.
I motivi del calo
La Germania sta portando avanti, da anni, un piano ben definito:
Una buona parte dell’energia è prodotta da fonti rinnovabili
La restante parte è colmata, fintanto che le rinnovabili non basteranno, da fornitori più economici, in primis la Russia.
Fornitori a basso costo, come la Russia, hanno permesso alla prima potenza industriale europea, di produrre a costi convenienti.
Possibile ripresa
L’ETF è esposto per lo più a settori estremamente energivori (su tutti l’industria), tuttavia 3 aspetti chiave ci suggeriscono che l’industria sopravviverà alla crisi:
La Germania , dato il basso debito pubblico, ha un ampio margine di manovra per sostenere le aziende
L’industria tedesca è vitale per l’economia europea, e il supporto potrebbe giungere dagli alleati (in primis la Francia)
Per la stessa Russia la Germania è un cliente fondamentale, almeno nel breve medio termine
Se anche semplicemente dovesse ritornare ai livelli pre-crisi la performance sarebbe del 50%.
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Come si evince dalla foto, AURUM SCF è nata ed è stata fondata, oltre che dal sottoscritto, da altre 3 figure professionali:
Nelson Rizzitiello, Andrea Arzilli e Federico Airoldi.
Il nostro obiettivo
Superare il vecchio concetto di consulenza uno a uno e sostituirla con un rapporto 4 a 1!
Immaginate di avere a disposizione, per ogni vostro dubbio, quattro figure professionali con una diversa specializzazione.
Prima di descrivervi AURUM SCF voglio elencarvi una serie di caratteristiche dei consulenti finanziari indipendenti:
1. Chi è il Consulente Finanziario Indipendente?
Il Consulente Finanziario Indipendente è una figura professionale che opera in totale autonomia e senza alcun conflitto di interesse, il suo datore di lavoro è esclusivamente il Cliente, in quanto non ha mandato da Banche o Assicurazioni.
2. Come è remunerato un Consulente Finanziario Indipendente?
Il Consulente Finanziario Indipendente è remunerato esclusivamente tramite parcella, e non attraverso provvigioni dalla vendita di strumenti finanziari, in questo modo è libero di fare gli interessi del Cliente, e non deve limitarsi a consigliare solo i prodotti della sua mandante (banca o assicurazione), di norma più onerosi per il Cliente. In questo modo i promotori tenderanno sempre a inserire strumenti più costosi possibile e più remunerativi per loro stessi.
La parola al TEAM di AURUM SCF:
Andrea Troiani
Il mio approccio ai mercati finanziari e all’investimento in singole azioni inizia da molto giovane, a 17 anni. Da subito appassionato alle analisi di tipo fondamentale, al “Value Investing”, ai criteri di selezione dei singoli titoli, in modo razionale, oggettivo, metodico e sempre con uno sguardo al lungo termine.
Con il passare del tempo, approfondendo le conoscenze e le competenze – e aiutato dalla lettura di oltre 35 libri sulle analisi e sulle valutazioni di stocks aziendali, ho deciso di scrivere personalmente due libri sull’argomento, per contribuire anch’io a questa splendida disciplina e materia: il primo sulla valutazione quantitativa e il secondo sul calcolo del valore intrinseco.
A seguito di una collaborazione, molto formativa ed entusiasmante, in una Sim indipendente, fondamentale per comprendere il settore, i rischi, i difetti, i vantaggi e il metodo di lavoro, ho deciso di puntare sulla consulenza finanziaria indipendente.
In questo frangente ho conosciuto Federico, Andrea e Nelson con la quale ho condiviso idee di lavoro e valori… da qui l’idea di fondare AURUM SCF.
Federico Airoldi
Sono cresciuto circondato da numeri. In famiglia non abbiamo mai parlato di politica, ma di realtà imprenditoriali, comunicative, risultati, fallimenti, migliorie. Questo mi ha permesso di fondare e amministrare una società per 10 anni, in ambito odontoiatrico, aumentando nel tempo il numero di collaboratori, pazienti, soddisfazioni e obiettivi.
È inutile nasconderlo: chi di voi ha mai chiamato il dottore semplicemente per fargli un saluto? Probabilmente nessuno. Per questo motivo, avendo trattato temi molto delicati in ambito sanitario, sono abituato a dedicarmi in egual maniera a tutte le necessità del cliente: non solo in ambito patrimoniale, ma affrontando al meglio l’aspetto psicologico, conoscitivo e quindi realizzativo dei loro obiettivi.
Mi piace quindi creare il rapporto di fiducia, fondamentale ed essenziale, che deve scaturire tra professionista/cliente per aiutarlo e assisterlo nel corso del tempo.
La passione finanziaria, che ho sempre avuto, mi ha convinto a intraprendere il percorso che mi ha permesso di diventare Consulente Finanziario Autonomo, libero di poter consigliare il meglio per i miei clienti, senza conflitto d’interessi. Chi andrebbe da un dottore che consiglia un farmaco per un suo tornaconto economico, piuttosto che il bene del paziente?
Con noi, questo non può succedere.
Nelson Rizzitiello
Da più di vent’anni frequento il mondo dello sport professionistico. Per questo motivo ho raccolto molte esperienze e soddisfazioni, su tutto il territorio italiano, che mi permettono di comprendere e aiutare gli sportivi nella loro vita patrimoniale. Nella vita, come nello sport, pianificare gli obiettivi è fondamentale per il raggiungimento dei traguardi che ogni persona si prefigge.
Per ottenere i risultati dobbiamo dedicarci al sacrificio, alla costanza e alla pianificazione della nostra situazione patrimoniale. Dobbiamo farlo partendo dalle basi, per poi crescere e migliorare le competenze. I risultati li vedremo alla fine della competizione.
Non si può iniziare a correre partendo da una maratona di 42 km. Se avessi iniziato all’età di 18 anni, quando ho percepito i primi stipendi da giocatore professionista, oggi avrei avuto una sicurezza maggiore a livello finanziario. Il dettaglio fondamentale e importante che vorrei comunicare è quanto sia importante risparmiare per raggiungere una serenità finanziaria, sia che si tratti di un singolo investitore o di un nucleo familiare. Mi piace aiutare le persone a risolvere i loro problemi e a raggiungere i loro obiettivi.
Come nello sport, allenarsi è fondamentale.
Andrea Arzilli
“Da sempre appassionato del mondo finanziario, dei suoi aspetti gratificanti, dalle sue modalità – e soprattutto dalla sua personalizzazione.
Successivamente alla Laurea in materia Economica, ho iniziato a fare un lungo praticantato presso una grossa realtà, dove ho approfondito molti ambiti della sfera patrimoniale, dalle successioni alle assicurazioni, analisi macro-economiche, fino all’analisi dei singoli strumenti finanziari.
Ad oggi ho l’esperienza tale che mi permette di valutare le richieste astratte ed implicite dei Clienti, trasformandole concretamente in portafogli personalizzati, con strumenti finanziari selezionati, sulle loro necessità.”
Qual è il nostro approccio con i clienti? (fase operativa)
Dopo un primo incontro conoscitivo e un’analisi (se necessaria) della posizione finanziaria del cliente, iniziamo tutta la fase di studio della sua situazione e attraverso vari colloqui arriviamo ad una proposta personalizzata.
Si tratta quindi di portafogli specifici e mai generici. Crediamo fortemente che ogni persona sia diversa e necessiti di strumenti differenti.
Le persone non sono dei numeri alla quale attribuire un semplice profilo di rischio.
Come operiamo sui mercati: le nostre regole
Utilizziamo i migliori strumenti disponibili sul mercato ed i meno costosi, non avendo conflitti d’interesse e nessun datore di lavoro ogni singola scelta sarà dettata da studio e dati oggettivi.
Gestiamo i soldi dei nostri clienti con un elevato grado di protezione e diversificazione.
Si ma quanto mi costa questo servizio così specifico?
Il costo medio di un portafoglio italiano gestito da banche o assicurazioni si avvicina al 2,3%, la nostra consulenza (che copre tutte le sfere patrimoniali come ad esempio la previdenza e il tema successorio) ha un costo inferiore di circa il 60-70%.
Questo si traduce in maggiore efficienza e rendimenti maggiori (a parità di rischio) sul lungo termine
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Non aspettare e non essere indeciso, il più grande errore che puoi commettere è l’attesa.
Se infatti stai pensando di iniziare ad investire qualcosa per tuo figlio appena nato, il più grande vantaggio che hai è il tempo.
Mediamente hai 18 anni di tempo (anche se non è detto che tuo figlio utilizzi quel capitale a 18 anni) e grazie a tutto questo tempo puoi sfruttare l’interesse composto e la possibilità di inserire una quota di azionario preponderante, dato il lungo orizzonte temporale.
Gli aspetti sono principalmente due:
I costi e l’efficienza di uno strumento.
Pagare il 2% all’anno per 20 anni o lo 0,2% per 20 anni fa tutta la differenza del mondo:
se volete il dato numerico la differenza di rendimento è del 36%.
Quindi semplicemente scegliendo un ETF, rispetto ad un fondo attivo sai già che risparmierai decine e decine di migliaia di euro.
Il secondo aspetto è quello relativo all’efficienza dello strumento, se abbiamo compreso quanto sia importante preferire un ETF, dobbiamo allora tenere conto della tipologia.
Sicuramente, nei prossimi 20 anni un determinato settore avrà fatto meglio di altri e sicuramente un ETF settoriale avrà battuto, in termini di rendimento, un ETF che investe globalmente.
Ma nonostante ciò il rischio di non trovare l’ETF giusto è troppo alto rispetto al possibile rendimento:
Cosa fare quindi?
Scegliere un ETF che investe nel mercato globale, come il ISHARES MSCI WORLD ( IE00B4L5Y983)
Se poi vogliamo che il nostro investimento abbia una volatilità inferiore, rispetto ad un 100% azionario, perché magari potremmo voler ritirare parte del capitale in un determinato momento, possiamo optare per un altro tipo di strumenti:
I life strategy di Vanguard
Un esempio è il Vanguard LifeStrategy 80% Equity Acc (IE00BMVB5R75), esistono anche strumenti con una componente di azionario inferiore (questa scelta dipende esclusivamente da noi).
Una volta presa questa decisione dovete essere constanti e cercare ogni mese di investire la cifra predefinita (a prescindere dai movimenti del mercato azionario)
Alla fine del percorso vostro figlio vi ringrazierà e soprattutto a fronte di una rinuncia (non così elevata) potrete creare un capitale utile al futuro di vostro figlio.
Investo attivamente sui mercati da quando ho 17 anni, ho sempre avuto la passione per l’analisi fondamentale e lo studio dei singoli titoli azionari.
Il mio portafoglio, come ben sapete è investito in azioni (o pezzi di azienda come preferisco chiamarli).
Se questa strategia è adatta a me, non lo è per la maggior parte dei risparmiatori italiani.
Otto anni fa il sistema finanziario Italiano era molto simile a quello di oggi: vendita di prodotti finanziari.
L’enorme conflitto d’interessi che si cela dietro la “consulenza” bancaria e assicurativa ha sempre determinato la tipologia di strumenti usati dai risparmiatori italiani.
Grazie però alla nascita nel 2018 dell’albo dei consulenti finanziari indipendenti la situazione sta leggermente cambiando.
Ho sempre compreso come l’indipendenza fosse il punto chiave della consulenza, essere remunerati in base al tipo di prodotto venduto e non direttamente dal cliente genera e sempre genererà portafogli inefficienti e sbilanciati verso gli strumenti più remunerativi per il consulente.
Immaginate di andare da un medico che vi consiglia i farmaci sulla quale guadagna di più e non quelli più adatti alla vostra situazione, quanto sarebbe grave?
E’ altrettanto grave per le vostre finanze.
Polizze Unit Linked e strumenti pieni di costi ne sono la dimostrazione.
Non c’è nulla di male ad usare strumenti diversi da ETF o similari (l’accusa che viene fatta agli indipendenti), il problema è sempre l’indipendenza di giudizio slegata da quella della remunerazione.
Mi sono accorto come sia effettivamente possibile la creazione di portafogli efficienti di investimento che fanno in primis risparmiare un sacco di soldi alle famiglie ed in secondo luogo migliorano e di molto l’efficienza e la possibilità di generare un rendimento positivo sul lungo termine.
Inoltre il bello della consulenza indipendente è che copre tutti i fabbisogni del cliente, finanziario, assicurativo e previdenziale.
Con una sola figura un risparmiatore italiano può gestire tutte le sua problematiche finanziarie e non.
E quanto costa questo servizio?
Molto meno della consulenza alla quale sono abituati gli italiani:
il costo medio di un portafoglio d’investimenti italiano è all’incirca del 2% (per avere una vendita di prodotti e non una consulenza reale).
Grazie all’indipendenza è possibile tagliare questi costi di oltre il 60%, tutti capitali che si trasformeranno in rendimento un giorno.
In questi mesi sto assistendo ad un forte aumento dell’interesse verso la figura del consulente indipendente, pensate che negli Stati Uniti i consulenti indipendenti sono il 50% del mercato, in Italia siamo all’1%.
Non so quanto ci metteremo ad arrivare al livello statunitense ma il trend è quello.
A breve ci sarà una novità riguardo la struttura che ho creato in questo 2022 (il mio lavoro non è cambiato ma è sensibilmente migliorato).
Se vuoi fare due chiacchiere su questa tematica o farti analizzare gratuitamente il portafoglio scrivi pure alla mia mail: andrea.troiani971@gmail.com.
Da decenni l’industria del risparmio gestito in Italia non ha subito nessun tipo di evoluzione.
Le banche e le assicurazioni hanno dominato il mercato di questo settore inondando i risparmiatori italiani di commissioni e strumenti assolutamente inefficienti.
Con il nuovo albo dei consulenti finanziari autonomi (gli indipendenti) la situazione è in procinto di cambiare radicalmente.
Il consulente finanziario è in individuo che non ha nessun tipo di mandato e non lavora per nessun mandante. Egli non guadagna un euro dalle commissioni sugli strumenti e quindi non è sollecitato a scegliere strumenti più costosi.
Dato che mi piace sempre mostrare i dati vi riporto una tabella a mio avviso molto significativa:
In questa tabella possiamo osservare come le più famose banche italiane tendono ad utilizzare, per lo più, strumenti della casa, evitando di utilizzare quelli di case terze.
Vi starete chiedendo i motivi di tale scelta e vi posso assicurare che non sono attribuibili alla loro credenza di essere i migliori nel settore.
Ma è solo per un aspetto commissionale.
Se si distribuiscono strumenti della casa c’è più introito per tutti: dal consulente alla banca stessa.
Questo è il principale problema delle banche italiane (per non parlare della costruzione dei portafogli).
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La crescita del mercato degli ETF ha finalmente permesso a piccoli investitori di accedere a mercati giganteschi pagando una piccolissima cifra attribuibile al costo di gestione.
Ultimamente, con la nascita di nuovi ETF, anche mercati particolari o comunque di difficile accesso stanno per diventare accessibili a tutti noi.
Nel post di oggi ho riportato 3 ETF che possono farci accedere ad aree geografiche quasi mai utilizzate nei portafogli generici.
Partendo dall’Africa, passando per il Canada e arrivando ai paesi dell’est europa possiamo diversificare il nostro portafoglio e magari andare a prendere quel piccolo extra rendimento rispetto ai classici indici di riferimento.
Lyxor Pan Africa : LU1287022708✅
L’indice SGI Pan Africa replica i 30 più grandi titoli azionari quotati in Africa o attività prevalentemente esposte in Africa. L’indice si espone in modo equo a tre zone ed i suoi più grandi componenti possono avere al massimo un peso pari al 10%: Sudafrica, Nord Africa incluso il Marocco e l’Egitto e l’area Sub sahariana ad esclusione del Sudafrica.
Caratteristiche:
Ter (indicatore sintetico di spesa) : 0,85%
Politica di distribuzione: Accumulazione
Dimensioni: 40 Milioni di EUR
Valuta dell’ETF: EUR
Esposizione geografica:
iShares MSCI Canada UCITS ETF : IE00B52SF786✅
L’indice MSCI Canada replica i più grandi e liquidi titoli azionari canadesi.
Caratteristiche:
Ter (indicatore sintetico di spesa) : 0,48%
Accumulazione
Dimensioni: 1058 Milioni di EUR
Valuta dell’ETF: USD
Esposizione settoriale:
Lyxor MSCI Eastern Europe ex Russia : LU1900066462✅
L’indice MSCI Emerging Markets Eastern Europe ex Russia replica società dei mercati emergenti dell’Europa dell’est a grande e media capitalizzazione. Sono esclusi dall’indice titoli azionari russi.
Caratteristiche:
Ter (indicatore sintetico di spesa) : 0,50%
Politica di distribuzione: Accumulazione
Dimensioni: 181 Milioni di EUR
Valuta dell’ETF: EUR
Esposizione geografica: Polonia 66%, Ungheria 22% e Repubblica Ceca 10%.
Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo vissuto un periodo molto complicato per quanto riguarda gli investimenti.
La crisi del Covid-19 ha messo a dura prova molte aziende e molti investitori si sono ritrovati con molte Minus in portafoglio.
In questa fase di recupero la maggior parte degli indici ha recuperato dalla discesa e anzi ha allungato la falcata.
Il mio punto di vista lo conoscete, ci sono molte aziende che non rispecchiano dei valori collegati ai propri fondamentali ma, esprimono solamente dei valori basati sulle aspettative di crescita di un determinato settore.
Nell’articolo di oggi vedremo quale sono stati i rendimenti YTD (da inizio anno) dei principali indici azionari:
Dax 30
Il dax 30, principale indice tedesco ha avuto una variazione positiva pari all’8,73% YTD.
Ftse MIB
Il Ftse Mib principale indice italiano ha generato una performance del 14,2% YTD
S&P 500
L’S&P 500 ha subito una variazione positiva del 17,43% da inizio anno
Nasdaq
La variazione YTD del Nasdaq è stata pari al 13,67%
Euro stoxx 50
L’indice europeo per eccellenza ha generato una variazione positiva del 12,02%
Variazione YTD di altri indici:
Hang Seng Index – 12,76% YTD
Cac 40 + 15,56% YTD
Ibex 35 + 8,52% YTD
Nikkei 225 + 0,99% YTD
Nifty 50 + 26,07%
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