Introduzione 
La Parmalat  è stata fondata nel 1961 da Calisto Tanzi, specializzata nella produzione di latticini e attiva nel settore alimentare.
Prima di dichiarare bancarotta nel 2003, la Parmalat era una delle più grandi aziende italiane, contava circa 36.000 dipendenti e 139 stabilimenti nel mondo.Operava in 4 continenti, il suo prodotto di punta era il latte a lunga conservazione , ma negli anni si era avvicinata anche ad altri business come:

  • Calcio
  • Agenzia di viaggi
  • Succhi di frutta
  • Yogurt

Quello su cui però mi sono voluto soffermare, sono i giorni in cui il buco finanziario venne allo scoperto e gli artefici volti a manipolare i bilanci.
Riavvolgendo la storia della Parmalat, le irregolarità, i momenti difficili e la poca trasparenza sui mercati erano presenti già negli anni precedenti alla quotazione in borsa nel 1990.

Lo schema societario era fondato su una fitta trama di società false e di contratti fasulli (come la vendita di latte in polvere a Cuba) e come dimostrato dal processo di primo grado, le stesse banche che prestavano denaro alla Parmalat, dettavano le condizioni, si contraevano debiti per pagare altri debiti, in quel modo l’azienda si era propagata nei 5 continenti, passando dalla quotazione in borsa fino all’acquisto del Parma calcio.

In questo modo la società sembrava molto solida perché incassava a bilancio soldi inesistenti, ma i sospetti sulle irregolarità erano noti in alcuni ambienti e soprattutto il livello d’indebitamento avrebbe dovuto destare più di un sospetto.

                                                    La crono-storia del Crack
Nel bilancio del 2002, Parmalat figurava una liquidità di cassa ( conto corrente) di circa 3,9 miliardi di euro, depositata presso un conto della Bank of America.
Nel 2003 la Parmalat nonostante avesse liquidi 3,9 miliardi continuava a chiedere prestiti e a emettere obbligazioni.
Alle domande (molto poche da parte delle autorità di vigilanza) sul perché non veniva usata questa liquidità invece di ricorrere al debito, la società rispondeva semplicemente che la liquidità serviva per cogliere velocemente le occasioni che il mercato offriva, ovviamente una balla colossale.

Il castello di carta venne giù quando Parmalat non riusci a rimborsare un prestito obbligazionario che tra le altre cose aveva rating tripla A.s

10 dicembre 2003 
La prima pagina della Repubblica, con tono spregiudicato, sentenziava:
Il tramonto del re del latte diviso tra borsa e politica

11 dicembre 2003 
Il titolo torna ad essere scambiato in borsa e perde il 50%

22 dicembre 2003
Tanzi indagato a Milano il titolo crolla

La consob verifica se effettivamente presso Bank of America ci sono questi 3,9 miliardi liquidi.

Le risposte che trovano sono ovviamente negative:
la Parmalat tramite le sue controllate generava falsi ricavi e crediti provenienti da quest’ultime, che di solito erano in paradisi fiscali, fattura il tutto e collocava questa “liquidità” presso un conto finto in Bank of America, così facendo riusciva a farsi prestare soldi e a emettere obbligazioni.

Il titolo della Parmalat crolla di oltre il 60%, ormai è quotato a pochi centesimi.

E’ una dei più grandi disastri azionari della storia italiana.