da Andrea Troiani | Giu 24, 2019 | Blog "Fondo Marianna"
Due anni fa scrissi un articolo sulla differente metrica di valutazione di due società automobilistiche Fca e Tesla. A due anni di distanza ho trovato molto interessante andare a rianalizzarle, vedere cosa è successo alla loro capitalizzazione e come si sono comportate a livello di bilanci.
Dal primo gennaio del 2018 ad oggi 24/06/2019 le due società hanno subito variazioni negative (il mercato italiano ha subito flessioni a differenza di quello americano che è ampiamente in positivo) rispettivamente pari a:
- -35% per Tesla
- – 10,5% per FCA
Variazioni assolutamente inutili nella comprensione dei titoli ma riportate per estrapolare un quadro generale.
Ad oggi le capitalizzazioni di borsa sono pari a 39 miliardi di dollari per Tesla e a 19 miliardi di dollari per Fca.
La differenza è ancora molto sostanziosa, praticamente Tesla vale il doppio di Fca. Ma a distanza di anni cosa è successo? queste valutazioni hanno ancora senso?
Tesla

Introduzione
Tesla è una società specializzata nella produzione di veicoli elettrici, pannelli fotovoltaici e sistemi di stoccaggio energetico. L’obbiettivo della società è quello di rendere i veicoli elettrici alla portata della maggior parte delle persone.
Avvenimenti
Nell’ultimo anno Tesla ha inesorabilmente continuato il suo processo di crescita contornato da una serie di critiche riguardanti l’incapacità di rispettare alcuni target e di alcune uscite del fondatore Elon Mask su twitter riguardanti la possibilità, non fondata, di uscire dalla borsa poiché interrompeva la crescita della società con inutili movimentazioni giornaliere.
Bilanci
Il bilancio del 2018 mostra una crescita impressionante dei ricavi passati da 11 miliardi a 21 miliardi di dollari. Scendendo nel conto economico troviamo il margine di profitto lordo (utile lordo/ricavi) che si assesta al 18% una cifra decisamente poco redditizia. (Di solito una buona % è quella intorno al 40-50%)
L’utile netto è di nuovo in negativo per 976 milioni di dollari.
Nel bilancio d’esercizio però troviamo la parte più complicata e negativa. La liquidità in cassa è di poco superiore al debito a breve termine: 3,6 miliardi vs 3,5 miliardi.
Ma il dato che salta subito all’occhio è l’ammontare del debito a lungo termine: 9,4 miliardi di dollari che supera ampiamente il patrimonio netto (ricordo il valore del rapporto tra debito e equity dovrebbe essere pari a 0,65 max) che si assesta a 4,9 miliardi di dollari.
Il rapporto tra le attività correnti e le passività correnti (deve essere >1) è circa 0,9, segnale che la società non è pienamente in grado di sostenere i debiti di breve periodo.
Analizzando in fine i flussi di cassa vediamo spese in conto capitale di circa 2,4 miliardi che senza un utile netto positivo sono difficilmente valutabili. La liquidità operativa generata è di 2 miliardi di dollari dovuta però a variazioni straordinarie dettate da flussi esterni di capitale, il che sottolinea la totale incapacità della società di autofinanziarsi.
Commento
Per quanto riguarda la crescita non possiamo che rimanere sbalorditi e prenderne atto ma, tutto il resto è davvero negativo almeno per quanto riguarda la struttura finanziaria del gruppo. Da sottolineare però alcuni trimestri chiusi in positivo che lasciano speranza di andare in verde nel giro di qualche anno. Inoltre, i dati sull’effettivo quantitativo di auto prodotte e vendute sono sempre “ballerini” e non riescono proprio ad essere prevedibili, sfiduciando così gli investitori che negli ultimi anni hanno almeno abbassato la visione così positiva sulla società
FCA

Introduzione
Il gruppo Fca è un gruppo automobilistico italo- statunitense che si posiziona all’ottavo posto per il numero di veicoli prodotti ogni anno. Fanno parte del gruppo marchi prestigiosi come Maserati, Dodge e Jeep.
Il gruppo è nato nel 2014 in seguito alla fusione tra la Fiat e la Cheysler.
Avvenimenti
In questi anni l’artefice del rinnovamento dell’ ex Fiat è stato sicuramente Sergio Marchionne, uomo che è stato in grado di portare a termine la fusione e di reindirizzare l’ex Fiat verso una direzione più stabile e sicuramente meno indebitata.
E’ venuto a mancare nel luglio del 2018 lasciando un vuoto nella gestione della società, venendo così sostituito da Micheal Manley.
Infine in questi giorni si è molto parlato di una possibile fusione con la Renault. Dopo una fase iniziale positiva sembra essere tutto saltato o quantomeno rallentato, staremo a vedere.
Bilanci
Fca nel 2018 mostra ricavi attestatesi a 110 miliardi di dollari dai 105 miliardi del 2017. Il margine di profitto lordo è del 13,9%, sottolineando ancora una volta le difficoltà del settore di essere redditizio.
L’utile netto è positivo e raggiunge in % sui ricavi un 3,3%, valore assolutamente in linea con il settore.
“Girando pagina” troviamo il bilancio d’esercizio che come vedremo è considerevolmente migliorato negli ultimi anni:
- Dimezzato il debito a medio lungo termine da 16 a 8 miliardi di dollari.
- Ottima liquidità in cassa
- rapporto tra debito e patrimonio netto di circa 0,3.
Quindi è stato svolto un grande lavoro per migliorare lo stato di salute della società.
Gli utili non distribuiti sono in continua crescita segno che la società sta facendo più soldi di quanti ne spende.
Ma il dato che più mi piace è la riduzione delle spese in conto capitale che dopo anno di investimenti: si contraggono da 8,1 miliardi di dollari del 2017 ai 5,3 miliardi del 2018.
Davvero un ottimo lavoro se si pensa che la liquidità netta assorbita è appena negativa per 188 milioni di dollari (l’ultima riga dei flussi di cassa). Notiamo poi a differenza degli anni passati una variazione del capitale circolante di 1,7 miliardi che ha impattato sulla liquidità da attività operativa passata da 10,3 a 9,2 miliardi di dollari, un valore comunque molto buono.
Commento
Sono rimasto estremamente stupito dai bilanci di FCA.
La società ha lavorato con grande maestria e se si pensa che il punto di partenza era una situazione molto complessa i risultati sono eccezionali. Nonostante questo il mercato non ha riconosciuto al gruppo tali fattori. Il ribasso del titolo è infatti principalmente dovuto a avvenimenti di breve periodo come le vendite mensili e i possibili fattori esterni (guerra dei dazi ecc).
Probabilmente la valutazione aveva raggiunto un livello estremamente e anche oggi non sarei in grado di valutare un range di valore per il titolo, ma lo trovo decisamente più sano rispetto al passato. Motivo per cui anche se questo tipo di società non fanno al caso mio non posso che essere oggettivo e sottolineare i suoi miglioramenti.
Come si evince dalle mie breve analisi il grippo FCA mostra un deciso miglioramento rispetto a Tesla che invece continua a posizionarsi in una zona molto pericolosa, nonostante questo la capitalizzazione di borsa rimane ancora a favore di Tesla e questo solo ed esclusivamente per le sue possibili evoluzioni future. Ma siamo tutti così convinti che ci saranno?
da Andrea Troiani | Giu 20, 2019 | Blog "Fondo Marianna"
Un paio di settimane fa nel mio report gratuito di fine mese che potete leggere qui, ho parlato di De’Longhi e del movimento negativo delle sue azioni. Seguendo la società da molti anni ed avendo anche ottenuto ottime performance su di essa (ad oggi non è nel mio portafoglio) ho cercato di comprendere al meglio gli avvenimenti di questi mesi.
Come prima cosa ho visionato alcuni negozi di rivendita al dettaglio di macchinette del caffè e ho notato che le principali marche di macchinette sono 3: De’Longhi, Lavazza e Krups. De’Longhi ha sicuramente una posizione di vantaggio anche solo per la percezione che si ha su quel prodotto, ovvero un prodotto di qualità.
Ma questo non era assolutamente sufficiente per una giusta indagine su quello che era e che rimane il mio dubbio principale: la macchinette della Nespresso faranno concorrenza a quelle De’Longhi in modo estremante feroce?
Ho visitato alcuni punti vendita della Nespresso, li ho contattati telefonicamente e ho “intervistato” 67 persone (possibili clienti).
Parlando con il responsabile di un punto vendita ho estratto le seguenti informazioni:
- La Nespresso ha iniziato in maniera decisamente “forte” a prodursi le proprie macchinette del caffè
- Solo alcuni modelli De’Longhi (es la lattissima) sono ancora forniti dalla società di Treviso
Non ho ben compreso se effettivamente ci sono dei contratti in essere e se i modelli già prodotti andranno a esaurimento scorte e sarà utile approfondire ma per il momento le sua parole mi sono servite per continuare il mio ragionamento: il business di De’Longhi potrebbe essere considerevole danneggiato da questa novità.
Per quanto riguarda le interviste ai possibili clienti, che lasciano il tempo che trovano, alla domanda sul importanza di acquistare una macchinetta di marca, hanno risposto nella maggior parte dei casi nello stesso modo. Non davano estrema importanza alla marca ed alcuni neanche ne conoscevano una, semplicemente doveva essere compatibile con le cialde Nespresso o similari.
Quindi è molto probabile che se la Nespresso produrrà macchinette stilisticamente belle e di una qualità “normale”, la differenza per i clienti potrebbe essere irrisoria, così da danneggiare il business della De’Longhi.
Si deve essere onesti e a volte cambiare anche idea, ho sempre stimato il business di De’longhi, la sua struttura finanziaria e la capacità in un settore competitivo di distinguersi dalla massa vendendo comparti non principali e investendo in quelli dove era leader. Ma ad oggi non sarei tranquillo a detenere le sue quote, motivo per cui metto De’Longhi in fase di stand by aspettando risvolti futuri.
da Andrea Troiani | Giu 17, 2019 | Blog "Fondo Marianna"
La visione che si ha della juventus è quella della migliore società calcistica italiana, in continua crescita e con forti ambizioni.
Per quanto riguarda i ricavi la crescita c’è stata ed anche notevole sopratutto in questo primo semestre del 2019, dove i ricavi sono passati dai 213 milioni del 2018 ai 271 milioni attuali.
Ma il resto del bilancio cosa ci dice?
In primo luogo notiamo la diminuzione della redditività che è passata da un utile netto di 43 milioni del primo semestre 2018 a un utile di 7,5 milioni in questo 2019.
Su questo dovremmo interrogarci di più alla fine della comprensione dei motivi, ma oggi volevo per lo più trattare la parte relativa alla sua stabilità finanziaria.
Breve analisi dello stato patrimoniale e del flusso di cassa
Nel secondo trimestre del 2019 il debito a medio-lungo termine ha raggiunto la cifra di 310,2 milioni di euro che presa come cifra a se stante ci dice ben poco ma, se rapportata rispetto al patrimonio netto regala diverse informazioni.
Il rapporto (debito/patrimonio netto) in questo primo trimestre è di 3,92. per quanto mi riguarda un buon rapporto deve essere inferiore ad uno e in questo caso come vedete è notevolmente più alto e non sembra nemmeno in decrescita, nello stesso semestre nel 2018 il debito era pari a 181 milioni di euro.
Tralasciando altri dati di bilancio passiamo subito alle spese in conto capitale, un aspetto molto indicativo per quanto mi riguarda poiché ci è utile per comprendere di quanto denaro ha bisogno l’azienda per rimanere a galla e di quanto ne usa per nuovi investimenti.
Analizzando gli ultimi due anni ovvero il 2018 e il 2017 il rapporto tra spese in conto capitale e utile netto arriva sempre ad un valore 5-6 volte maggiore, il che ci delinea una situazione di forti investimenti ben oltre le spese ordinarie e di mantenimento.
Questo non è di per se negativo in quanto, sul lungo periodo la crescita è fondamentale e la strategia della juve è proprio finalizzata a questo. Ma per quanto la crescita possa essere straordinaria, almeno in questo periodo queste spese sono finanziate a debito e come abbiamo visto raggiungendo livelli decisamente troppo alti.
Concludo dicendo che la Juventus di certo non chiuderà bottega e il suo business a livelli decisamente migliori di questi ma, per un investitore che è interessato anche alla stabilità finanziaria, questo tipo d’investimento ha parecchi paletti all’entrata.
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