“Gli speculatori possono essere innocui se sono bolle sopra un flusso regolare di intraprese economiche; ma la situazione è seria se le imprese diventano una bolla sopra un vortice di speculazioni.
Quando l’accumulazione di capitale di un paese diventa il sottoprodotto delle attività di un casinò, è probabile che le cose vadano male.”

Tutti conosciamo John Maynard Keynes. Uno dei più grande economisti della storia. Ancora oggi le sue teorie vengono tirate in ballo per fronteggiare momenti di crisi come quello attuale.

La frase che viene riportata più spesso quando si parla di Keynes è la seguente : “Sul lungo periodo siamo tutti morti”.

Ma questa frase a livello pratico ovvero nel caso di investire in prima persona è stata utilizzata anche da Keynes?

La maggior parte delle persone conosce Keynes “solo” per i suoi contributi alla teoria economica ma, pochi sanno che è stato anche un grande investitore.

Nel 1920 venne nominato responsabile amministrativo del King’s college e convinse gli amministratori ad avviare un fondo dedicato alle azioni ordinarie. Il fondo venne poi chiamato Chest Fund.

Per tutta la sua carriera di investitore fino alla sua morte nel 1945, Keynes si concentrò su una manciata di azioni da detenere sul lungo periodo.

Nel 1934 Keynes scrisse una lettera ad un suo collega spiegando le sue strategia d’investimento:

E’ un errore pensare che il rischio venga limitato distribuendo troppe risorse tra aziende di cui si sa poco e nelle quali non c’è un motivo per riporre una fiducia particolare… In questi casi, conoscenza ed esperienza sono limitate e raramente, in ogni determinato momento, vi sono più di due o tre attività alle quali mi sento personalmente in grado di riconoscere tutta la mia fiducia”

Le tre regole d’investimento di Keynes:

  1. Scrupolosa selezione di pochi investimenti. Basati sul potenziale valore intrinseco per un periodo di alcuni anni nel futuro.
  2. Conservazione delle suddette quote, in periodi di alti e bassi, per molti anni, finché non avranno raggiunto il loro valore o finché non sarà diventato evidente che il loro acquisto sia stato un errore.
  3. Un investimento equilibrato nonostante la predisposizione ad aprire posizioni “grandi” e su poche aziende.

Anche se non è chiaramente riportato, questa strategia è molto simile a quella che oggi viene chiamata: “strategia d’investimento di tipo selettivo“. Ovvero una strategia di lungo periodo che punta su un numero ristretto di azione dove la nostra conoscenza è sicuramente più ampia rispetto ad un elevato numero di titoli in portafoglio.

Keynes durante i suoi 18 anni di gestione ottenne un rendimento medio del 13,2%, in un periodo in cui il regno unito praticamente generò una crescita nulla. Affrontò anche la grande depressione e la seconda guerra mondiale, motivo per cui i risultati di Keynes furono eccezionali.

Il problema principale di questa strategia è l’estrema volatilità rispetto al mercato di riferimento, questo avviene perché un minor numero di titoli ha maggior probabilità di generare performance maggiori: sia in negativo che in positivo. Questo avvenne nel 1930, 1938 e 1940. Nonostante questo però su un orizzonte di tempo abbastanza lungo, questo effetto si indebolisce.

Se arrivati a questo punto state pensando che grazie alla sua formazione macroeconomica Keynes sviluppo un particolare tempismo nell’investimento, ascoltate le sue parole in uno dei suoi rapporti: “Non siamo riusciti a trarre vantaggio con uno spostamento sistematico e generalizzato di titoli in entrata e in uscita, in momenti diversi del ciclo di scambio. Di conseguenza, mi è chiaro come l’idea di interventi su ampia scala sia per diversi motivi impraticabile e in effetti indesiderabile. La maggior parte di coloro che che cerca di attuare una simile strategia vende e acquista troppo tardi, o fanno entrambe le cose troppo spesso, registrando costi pesanti e sviluppando un’attitudine mentale inquieta e speculativa, che se dovesse diffondersi avrebbe inoltre la grave controindicazione sociale di aumentare la scala delle oscillazioni

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