Nel 1711 una nuova compagnia Inglese decise di prendersi sulle spalle una parte del debito pubblico Inglese,circa 10 milioni di dollari, il nome di quella compagnia era “La compagnia dei mari del sud”.
In cambio il governo Inglese le concesse il monopolio dei traffici per i mari del Sud.
Nessuno dei direttori della compagnia aveva però alcun tipo di esperienza nel commercio con il Sud America.
Intrapresero comunque diverse attività come il commercio degli schiavi dove fallirono miseramente a causa dell’elevatissimo tasso di mortalità sulle navi.
Stesso esito ebbe il carico di lana necessario a Verecruz che marcì sul pontile della nave.
Nonostante questo erano molto attenti alla gestione della loro immagine pubblica, con una grossa residenza a Londra presa in affitto con tanto di sala riunioni placcata ad oro.

I fallimenti prima raccontati non intaccarono in alcun modo il prezzo delle loro azioni anzi, il prezzo crebbe nel tempo, nonostante i generosi dividendi distribuiti e la guerra con la Spagna che portò ad un momentaneo blocco delle attività commerciali.

In questo stesso periodo dall’altra parte della manica un esiliato inglese John law fondò una nuova compagnia, la “compagnia del missisipi“.
Quest’ultima attirò molti speculatori.
Il prezzo delle azioni passo da 100 a 2000 in due anni, in un determinato momento le azioni della compagnia del missipi in Francia avevano un valore di mercato superiore di 8 volte al valore di tutto l’oro e l’argento del paese.
Poco più tardi in Inghilterra nel 1720 in una situazione favorevole dal punto di vista economico la compagnia dei mari del sud pagò tutto il debito pubblico inglese di 31 milioni di sterline (dando un grosso segnale di forza ma anche di avidità).
Quando in parlamento viene approvato il disegno di legge per dare il via al risanamento il prezzo delle azioni balzò da 130 a 300 sterline.

Una serie di nuove emissioni alimentate dalla continua richiesta di sottoscrizioni portò il prezzo delle azioni a circa 1000 sterline.
Era l’apice della speculazione, motivo per cui sempre più persone si interessarono alla borsa (come in tutte le bolle) e nacquero cosi decine e decine di nuove società che raccolsero ingenti capitali anche senza avere nessun tipo di business sottostante.
Molti cittadini Inglesi si accorsero dell’irrazionalità degli andamenti delle azioni ma credevano che ci sarebbe stato sempre qualcun altro disposto a comprarne delle altre.
Nel Agosto del 1721 direttori e dipendenti si accorsero che i reali “affari” della compagnia non erano minimamente paragonabili con il valore di borsa: iniziano così le famose vendite a catena che si scatenarono anche sulla compagnia del Missisipi.
Rimase scottato dalla bolla anche Isaac Newton che disse: “Posso calcolare il moto dei corpi dei corpi celesti ma non la follia della gente“.

Il prezzo delle azioni scese da 1000 fino a 100 sterline, un crollo di circa il 90%.

Il governo Inglese per mettere ordine e impedire nuovi abusi, approvò il “Bubble Act” che proibiva alle società di emettere titoli azionari, la legge fu abolita solo nel 1825.