Trovo l’argomento bolle speculative davvero molto interessante, in quanto al suo interno non troviamo solo l’ascesa e la discesa del prezzo di un bene, ma un mix tra emozioni, tattica e perdita della capacità di guardare la realtà in modo oggettivo.

Con il termine bolla speculativa si definisce il sentiero esplosivo che si forma nel prezzo di un bene e che lo porta, progressivamente sempre più distante di valori compatibili con le fondamentali economie dello stesso, dove con fondamentali economiche ci si riferisce a quelle particolari ragioni economiche che sottostanno al movimento di un prezzo. Quando le quotazioni di borsa capitalizzano aspettative impossibili da misurare si possono formare bolle speculative, destinate a scoppiare, dato che non tutte le iniziative prese dagli investitori avranno successo.


Definizione di Borsa italiana





La bolla internet

A marzo del 2000 il Nasdaq index, era più che triplicato dal 1998, facendo lievitare il famoso multiplo prezzo/utili delle aziende a livelli superiori al 100.






Le motivazioni di tale movimento rialzista sono svariate, ma le più significative sono sicuramente il fatto che internet fosse una nuova tecnologia e le possibilità di nuovi business che avrebbe potuto generare.
“Una bolla inizia quando un gruppo di azioni, in questo caso quelle associate all’economia di internet, inizia a salire. La corrente ascensionale incoraggia gli operatori ad acquistarle, creando così una specie di catena di Sant’antonio, dove è necessario far entrare sempre più investitori creduloni disposti a comprare le azioni di quelli che sono entrati nel gioco prima di loro”
Lo stesso avvenne con internet, praticamente ogni operatore stimava una crescita infinita, con aspettative di incrementi azionari compresi tra il 15 e il 25% su base annua.
Per fare chiarezza, analizziamo quella che era l’opinione dominante su una delle società più forti del momento, Cisco.
Quest’ultima aveva una capitalizzazione di mercato di 600 miliardi di dollari, se fosse riuscita ad incrementare gli utili del 15% su base annua per i successivi 25 anni, con l’ economia in crescita del 5% all’anno nello stesso periodo, sarebbe diventata più grande dell’intera economia.

Possiamo facilmente vedere la totale inadeguatezza delle valutazioni, e il distaccamento dalle realtà oggettive che dovrebbero “comandare” nelle scelte di un investitore.

L’influenza dei media nella bolla delle dot-com

Le notizie, come qualsiasi altro prodotto, devono essere vendute e, nel momento in cui un argomento è sulla bocca di tutti, i media cavalcano l’onda e inondano televisioni e giornali con tutte le ultime novità sull’argomento.Questo processo genera una razione a catena, il meccanico (esempio di persona probabilmente estranea alla borsa e al suo funzionamento) sente la notizia alla radio, riguardante l’impressionate crescita delle azioni sul mercato, così anche non sapendone nulla decide di investire i propri risparmi, nei mesi successivi le quotazioni salgono ancora, così l’uomo che si è arricchito con una quotazione iniziale che ha fatto il 300%, festeggia con gli amici al bar, con la sua bellissima bottiglia di champagne.I suoi amici in conseguenza di ciò , acquistano altre azioni sul mercato, alimentando ancora di più le quotazioni.
Il problema è che tutti questi “investimenti”, vengono effettuati senza nessuno studio o considerazione precedente.
Sembra essere tutto affidato ad estremo ottimismo, che se metaforicamente fosse una società avrebbe come slogan: “Il mercato crescerà, ancora e ancora”.
Digiscents, Pets.com e SwapIt.com
Alcune società avevano idee di fondo davvero bizzarre, con possibilità di successo molto limitate; nonostante questo, venivano iper valutate nel giorno delle loro quotazioni iniziali e nei mesi successivi.

Fatto ancora più grave è che erano società che non avevano neanche un business serio, ne tanto meno un  piano industriale, andiamone a vedere tre che ho scelto:

Digiscents: il cui obiettivo era offrire una periferica da poter connettere al computer, che avrebbe fatto odorare i siti web e giochi per pc, l’azienda bruciò milioni di dollari di investitori senza mai riuscire a creare il prodotto per cui era nata.

Pets.com: una delle aziende più famose del periodo pre-bolla, aveva come mascotte un calzino trasformato in pupazzo, che fu ospite di programmi tv e che riuscì a farsi invitare alla parata del thanksgiving day da Macy’s, una grande catena di negozi.
Dietro questo grande spettacolo e ottimismo, c’era il reale business della società: spedire con margini bassissimi pacchi di crocchette per cani ai clienti finali, potete immaginare che non finì bene.

SwapIt.com : l’idea di fondo era che le persone avrebbero potuto scambiarsi Cd usati e videogiochi mandandoli a SwapIt.com, ricevendo in cambio dei” verdoni SwapIt” da usare per acquistare gli oggetti spediti dagli altri utenti, a differenza di Ebay che non ha un magazzino, SwapIt rimase con milioni di “oggetti spazzatura” che nessuno voleva e che divennero un problema dell’azienda.
Una famosa frase del momento sull’azienda recitava:

1) Gli mando un Cd
2) Mi mandano inutili “verdoni SwapIt
3) Vanno in bancarotta
4) Io non becco nulla


E Buffett ?
Mentre il mondo intero si arricchiva acquistando titoli tecnologici, Warren Buffett non comprò nulla in borsa, ci voleva un sangue freddo e una razionalità devastante per rimanere fermi vedendo anche il piccolo investitore che si arricchiva spudoratamente.
Tra il 1998 e il 2002 le azioni della Berkshire Hathaway, hanno avuto un andamento opposto rispetto a quello del Nasdaq, l’indice dei titoli tecnologici. Inamovibile, Buffett, ha resistito al canto delle sirene.

Preferendo acquisti di società non quotate, come la famosa marca di T-shirt Fruit of the loom, acquistata a prezzo irrisorio dopo il fallimento.

Nel febbraio del 2001, pronunciò queste parole:

“Sanno che se si fermeranno al ballo troppo a lungo saranno trasformati in zucche o in ratti. Nello stesso tempo, non vogliono perdere nemmeno un secondo della festa. Hanno tutti l’intenzione di lasciare il salone da ballo un minuto prima di mezzanotte. Il problema è che danzano in una sala il cui orologio è privo di lancette.
Ma la frase che in assoluto preferisco di quegli anni è quella pronunciata davanti ai suoi azionisti sempre nel 2001:
“Posso già dirvi che abbiamo preso il XXI secolo per le corna, investendo nei settori d’avanguardia come i mattoni, i tappeti, i materiali isolanti e la pittura”

 Lo scoppio della bolla

La bolla scoppio il 10 marzo 2000, anche a causa dei risultati deludenti delle trimestrali delle società che mettevano in luce tutti i problemi fino a quel giorno ignorati.
Il crollo durò circa 2 anni, portando le quotazioni dell’indice di riferimento a perdere circa l’80% del proprio prezzo.

Anche i principali titoli della New Economy persero cifre spaventose:

-Amazon.com da 75,20 ( massimo 2000) a 5,51 dei minimi 2000
– Yahoo.com da 238 (massimo 2000) a 8,02 dei minimi 2000
-Cisco Systems da 82 ( massimo 2000) a 11,04 dei minimi del 2000

Perdite davvero significative che a volte superavano anche il 90% di flessione, ho scelto tre società ancora in vita, ma la maggior parte di queste fallì subito dopo lo scoppio della bolla, pensate che più della metà delle società quotate nel 2000 nel 2004 non esistevano più

Concludo il post con una barzelletta presente su internet nel 2001:

Consiglio della settimana
Se l’anno scorso tu avessi acquistato 1000 dollari di Nortel,
oggi ne avresti 49.
Se l’anno scorso tu avessi comprato 1000 dollari di Budweiser
(la birra, non le azioni), bevuto ogni birra e venduto le lattine vuote, avresti 79 dollari.
Il mio consiglio è datti alla birra.