Chi dice polo dice Lacoste ma forse molti non sanno che il nome in codice di questa maglietta storica è L 1212. Un codice che racchiude molti significati e spiegazioni. Ma prima di svelare il perché di questo nome, è opportuno ripercorrere le tappe più importanti che hanno dato vita a un mito, di ripercorrere la storia di Lacoste che di una semplice maglia ne ha fatta un’icona e le fondamenta per molto altro.

Tutto ebbe inizio nei ruggenti Anni Venti, quando il giovane e talentuoso giocatore di tennis René Lacoste conquistava il consenso del pubblico a suon di vittorie in campo. Solo dal 1925 al 1929, il tennista portò a casa 5 vittorie agli Internazionali di Francia, 3 vittorie a Wimbledon e 2 vittorie agli U.S. Championships. Successi su successi che lo faranno entrare nella storia come uno dei quattro Moschettieri del tennis prima di diventare il padre della polo. E se da una parte c’è il campione di tennis; dall’altra l’uomo inventore. È il 1933, infatti, quando René Lacoste ha l’intuizione di tagliare le maniche di una camicia a maniche lunghe (poco adatte al gioco del tennis). Ecco che nasce la prima polo!

E proprio nello stesso anno prende il via la collaborazione tra lo sportivo, ormai leggenda, e un industriale di Troyes, Andrè Giller, esperto in maglia. Con questa liaison professionale, la mitica polo L 1212 viene finalmente prodotta in serie. Ecco che torma la domanda iniziale: perché questo nome? La spiegazione è la seguente: L sta per Lacoste, 1 per l’unico tessuto utilizzato, 2 per il modello a maniche corte, 12 per il prototipo scelto da René Lacoste. Ma dietro a questa polo c’è un altro aspetto interessante da svelare. Perché la scelta di un coccodrillo cucito? Semplice, dopo un match di Coppa Davis a Boston, un giornalista americano battezzò René Lacoste «Alligatore» da qui la scelta di usarlo come simbolo fashion. L’artista Robert George poi darà vita al logo a forma di coccodrillo nel 1927.

Ma se la prima polo è stata bianca e corta, i modelli che sono venuti dopo sono stati e continuano ancora oggi ad essere un’esplosione di nuance, proprio come un arcobaleno. La scelta non è casuale, lo stesso René Lacoste lancia un colore nuovo ogni stagione quasi a voler raccontare un nuovo stato d’animo, una nuova fase della vita, una tappa diversa. Dai colori alle fantasie ( la prima polo a righe nasce nel 1960) fino alla rivoluzione delle rivoluzione in cui il coccodrillo viene rivisitato da Jean-Paul Gaude (2016).

«Dobbiamo sempre sperare di giocare meglio di quanto abbiamo mai fatto»: era quanto affermava René Lacoste non solo sul campo da tennis ma anche nella vita. In effetti, non c’è grande differenza tra i due. Ecco che lo sport, i principi ma soprattutto lo stile hanno sempre accompagnato Lacoste. Un amore per lo sport che dura da ben 85 anni. Non stupisce allora che l’eleganza sul campo si sia trasformata in un pezzo di stile del quotidiano, la polo. Non più solo divisa di tennisti e sportivi del calibro del suo fondatore o giusto per fare il nome di un altro grande del tennis Novak Djokovic (nuovo alligatore e testimonial Lacoste ) ma anche di personaggi e star decisamente “più pigri” che hanno sposato lo stile Lacoste: Rob Lowe, Justin Theroux a Clint Eastwood, e ancora Daniel Craig come 007 in Spectre. Tra le donne, largo a volti come quello di Anne Hathaway, Lana Del Rey, Mischa Barton, Emma Rose Roberts. Uno stile che negli anni si è evoluto dando vita a vere e proprie collezione prêt-à-porter in cui la polo resta un must di eleganza da indossare anche con una gonna.

Articolo di Elle moda ( qui il link )