La scelta dei titoli azionari da inserire all’interno di un portafoglio viene definita “stock picking”.
Alcuni investitori ed economisti sono fermamente convinti che l’ attività di stock picking potrebbe essere svolta da una scimmia che lancia delle freccette su un elenco di azioni e quest’ultima avrebbe le stesse possibilità di generare performance di un investitore informato sulle azioni che sceglie.
Con una ragionamento molto logico vorrei controbattere alla storiella della scimmia.
Prendiamo in considerazione due società:

1) la costruzioni SPA
2) Food Red

la costruzioni SPA

Food Red

La prima è indebitata fino al collo, ha utili molto bassi e operando nel settore delle costruzioni si trova ogni anno a “combattere” contro il rischio di non prendere commesse per i suoi lavori e oltre a ciò, il management è spesso e volentieri finito sotto processo per comportamenti poco chiari.
La seconda società invece possiede alcuni marchi di cibi che godono di affermazione internazionale, è poco indebitata e ha un ottima creazione di utili da moltissimi anni, inoltre il settore dove opera è poco concorrenziale e la Food Red ha quote di mercato molto alte che gli permettono di godere di un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza.

Semplicemente constatando questi pochi fattori per quale ragione dovrebbe essere uguale acquistare le due società ?
E perché addirittura una studio potrebbe essere sostituito dalle scelte casuali di qualcuno, come la scimmia prima citata?
A mio avviso è un ragionamento che non regge.
Ovviamente i titoli quotati subiscono spesso variazioni (positive e negative) di grande entità e quindi in certi casi i fondamentali non contano niente, ma sul lungo periodo le cose cambiano e l’acquisto di una società scadente non può essere identico all’acquisto di una società eccezionale.

Un esempio pratico: la Marr Spa

Un esempio pratico: la Marr Spa

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La Marr è una società di distribuzione alimentare che opera in un mercato relativamente concorrenziale e molto frammentato, dove troviamo alcune società di rilievo che però non hanno la stessa penetrazione della società emiliana.
Mostra un bilancio eccellente con una crescita continua sia dei ricavi che degli utili.

Analizziamo nello specifico il bilancio del 2017:

Nel conto economico troviamo crescita di ricavi e utile, ma per capire meglio lo stato di salute della società allora dobbiamo guardare lo stato patrimoniale. (scusate la ripetizione)

Notiamo subito la crescita della voce “cassa e mezzi equivalenti” negli ultimi 6 anni, con il raggiungimento della cifra record di 147 milioni nel 2017.
Le attività a breve coprono perfettamente le passività a breve.
Il debito finanziario totale si potrebbe ripagare con gli utili non distribuiti e il patrimonio netto mostra una crescita negli ultimi 5 anni.

Ma l’aspetto più interessante è invece quello relativo alle spese in conto capitale (che rappresentano un esborso di liquidità necessario al mantenimento e alla crescita della società, come ad esempio l’acquisto di un nuovo autocarro), io le guardo sempre in % sull’utile netto e una cifra inferiore al 65% la considero adeguata, inferiore al 50% ottima e inferiore al 25% straordinaria.
Le spese in conto capitale di Marr in % sull’utile rappresentano meno del 10%.
Questo vuol dire che per ogni dollaro di utile usa solo 10 centesimi per crescere e per mantenere le sue attività produttive .

Potremmo poi usare altri indicatori e studiare più attentamente la società, ma un aspetto che non troveremo mai scritto nel bilancio è il vantaggio competitivo.

Quest’ultimo è fondamentale poiché ci consente di prevedere con maggior precisione l’evoluzione del business della società e quindi il suo bilancio.
Per quanto riguarda Marr, che si trova all’interno del mercato italiano dove i competitor sono molto frammentati e incapaci di servire con la stessa qualità, l’aspetto più decisivo del suo vantaggio competitivo è la distribuzione sul territorio che le consente di essere ovunque e in poco tempo.
Inoltre offre il pacchetto completo, comprendo una vasta gamma di prodotti e con una qualità non da sottovalutare.

Se vogliamo poi andare a valutare (brevemente) il possibile valore intrinseco della Marr attraverso lo sconto dei flussi di cassa, vi propongo un metodo semplice che anche Warren Buffett ha citato in una sua lettere agli azionisti, lo sconto dell’owner earning.
L’owner earning si calcola nel seguente modo: (Utile netto+ammortamenti e svalutazioni) – spese in conto capitale.
Ovviamente esistono metodi di calcolo più complessi e “forse” più precisi, che prendono in considerazione la variazione del capitale circolante e altri fattori che arricchiscono il calcolo dei flussi di cassa.

Per farvi capire meglio però in poche parole (secondo alcuni) il valore di un’azione è uguale al flusso di cassa futuro scontato ad un adeguato tasso d’interesse.

Quindi una volta calcolato l’owner earning di Marr nel 2017 che ha un valore di 65 milioni di euro va trovato un tasso d’interesse adeguato.
Warren Buffett usa semplicemente i buoni del tesoro Usa, personalmente per una maggior sicurezza amo inserire qualche punto in più per il rischio dell’investimento.

Scegliendo quindi un tasso intorno al 5%, il valore intrinseco d Marr è pari a circa 1,3 miliardi di euro.
Confrontandolo con quello di mercato, lo troviamo in linea e quindi non siamo davanti ad un azione sottovalutata. Discorso che cambia sul lungo periodo, infatti, se andiamo ad inserire una crescita pari almeno a quella degli ultimi 10 anni, il possibile valore di Marr è notevolmente più alto e quindi sul lungo periodo potrebbe avere senso investire nella società, ma ovviamente le valutazioni si devono fare anche in base alle nostre esigenze e al nostro portafoglio!