Un anno difficile per la mia strategia Value di lungo periodo.

Tutte le aziende che ho in portafoglio, sono state impattate, chi più chi meno, dalla crisi del covid-19.

Nonostante questo, non ho mollato e non ho ceduto alla tentazione di vendere le mie posizioni. Anzi ho investito tutto quel che potevo nei periodi di crisi che sono sopraggiunti.

Chiudo l’anno con un meno 5,5% (non netto non ho venduto azioni). Che va così a sottrarsi alla mia performance storica del 111,29%. Raggiungendo così la cifra del 105,17 % in 6 anni. Ovvero una performance media del 17,52%.

La media delle mie performance rimane di gran lunga superiore a quella dei vari mercati azionari mondiali che storicamente hanno reso circa l’8% all’anno(il 10% nell’ultimo decennio). Tutti però valori non tassati (a differenza della mia performance che per il momento è calcolata al netto).

La mia bassa diversificazione ha portato a cali importanti durante il crollo dei listini avvenuto a marzo, fino ad un “lento” recupero che si sta pian piano manifestando.

Più che dal recupero dei valori di borsa, che spesso distorcono la realtà, sono soddisfatto della resilienza dei business delle aziende che ho in portafoglio al difficile contesto storico.

Soprattutto il mio grosso investimento in Marr (circa il 28% del mio capitale) mi ha ampiamente soddisfatto. Era da anni che sognavo di avere questa azienda sotto i 16 euro ad azione.

Per la prima volta da quando investo ho sfondato il muro dei 100.000 euro di portafoglio.

Nel prossimo futuro continuerà ad investire con una strategia Value di lungo periodo e amplierò la diversificazione (sempre contenuta) del mio portafoglio.

Non sono minimante attratto dalle performance di Tesla, ne di quelle dei bitcoin. Non sono attratto dai multipli fantasmagorici delle Tech americane. Rimango sulla mia strada con aziende di valore a prezzo equo.

Il tutto con uno sguardo alle aziende statunitensi che prima o poi entreranno nel mio portafoglio, ma solo se troverò un’azienda che soddisfi i miei requisiti e ad un prezzo equo.

Sono all’incirca in pari con il benchmark quest’anno. Ma non do troppo peso alla questione.

La sfida non sarà mai con il mercato ma con me stesso, devo imparare a gestirmi e non a gestire il mercato, quella è solo una logica conseguenza.

Uno dei più grandi investitori della storia nei suoi primi 6 anni di attività venne battuto dal mercato 6 anni su 6. Ridicolizzato dal grande pubblico perché non investiva nella moda del momento.

Sono insegnamenti importanti che in piccolo mi sono molto utili.

Molti di voi mi chiedono del perché io non usi ETF. Da consulente e studioso del mercato li apprezzo molto e credo siano lo strumento esistente più efficiente per investire nei mercati. Bassi costi e performance medie nel tempo.

Ma replicare un indice non è il motivo per cui sono nato, sono nato per scegliere singole aziende, e se anche arrivassi ad 80 anni con una performance maggiore di quella che otterrò investendo in azioni singole, non sarei affatto soddisfatto della vita condotta.

A breve una grande novità riguardante il mio lavoro da consulente e la consulenza finanziaria autonoma. Farò un post a riguardo

Un saluto Andrea Troiani